Un viaggio a 90 km/h – Lungo l’Italia e oltre
2020, 02’28’’
Il paesaggio urbano visto attraverso un viaggio. Il viaggio visto come stratificazioni di immagini, che si intersecano tra loro, si ripetono e creano confusione. Il paesaggio di un passaggio, lo scorrere della strada e del tempo. Un viaggio, un attraversamento, uno spostamento, delocazioni. La strada è il viaggio stesso, l’andare sull’asfalto, l’attraversamento spaziale di territori fisici e geografici.
Siamo in un epoca dove i confini, i margini, per alcuni si dilatano, grazie per esempio alla globalizzazione e alla tecnologia, per altri invece, gli stessi confini, si fanno sempre più stretti e marcati. Ma è proprio dalla negazione che nasce la volontà di oltrepassare i margini, ma non a caso o semplicemente per trasgredire, bensì per necessità, per bisogno o per spirito di sopravvivenza. La visuale di un viaggio fisico e mentale, come potrebbe apparire nei sogni di un migrante, dove i vari nomi delle città, dei paesi sono solo di contorno alla traiettoria che esso segue per arrivare al suo obiettivo, oltre l’Italia. Così la mappa è solo un’immagine che serve da guida e viceversa, dove si susseguono varie sfumatura di colori, come il mutare del paesaggio, ma ciò che rimane impregnato di nero è la traiettoria del viaggio, di andata e di ritorno. L’asfalto, le gallerie delle varie autostrade, i ponti reggono il viaggio in sé come attraversamento spaziale, non fluido ma come percosso da perturbazioni, come anche il suono attraversa anch’esso lo spazio inondandolo di basse vibrazioni che si ripetono nel tempo.
Homo condòmini lupus I – II, 2020, video e sonoro, 02’00 cad.
L’immaginazione viaggia e si insinua all’interno di ogni singola finestra illuminata, che si sdoppia o si moltiplica nel paesaggio urbano, tante quante sono le vite che vi si trovano dietro. Il comune denominatore di ogni vita che si annida dentro i condomini è il consumismo, colonna portante della società odierna, male della terra e parte integrante della vita dell’uomo sedentario. Gli imponenti edifici, i grattacieli, i palazzi delle periferie metropolitane, evocano metaforicamente e visivamente l’immagine delle colonie alveare degli insetti ma evocano anche le gabbie degli allevamenti intensivi. A ogni tassello, appartamento, abitazione o cella corrisponde ad una vita differente ma modulata architettonicamente, simbolicamente e ritualmente allo stesso modo. L’era del consumismo, o del tecnoconsumismo, si è insinuata in ogni gabbia/casa dell’uomo sedentario e hanno trasformato visivamente e mentalmente lo spazio esterno. Questa visione è una rappresentazione della sedentarietà che si contrappone al nomadismo. Al contrario degli uomini sedentari, i nomadi tendono sempre ad avere l’orizzonte a vista e non pongono limiti alla visione del cielo. Per questo i nomadi si ritengono liberi. Il nomadismo sostiene la libertà dalle logiche del consumismo, come lavorare per consumare, per uomini e donne liberi dai rituali di consumo, che soddisfano la fame di multinazionali, e liberi dai simbolismi che accomunano la maggior parte degli uomini sedentari che dimora all’interno di un qualsiasi stabile condominiale. Il titolo dell’opera rievoca la frase latina di Plauto “homo homini lupus”, ovvero l’uomo è un lupo per l’uomo.
Doppi Frammenti, 2020, Stampa fotografica, dimensioni variabili
Frammenti di immagini uniti in un unico frammento. Immagini speculari e ossimori in alcuni casi, mostrano “l’altra faccia della medaglia”. La segnaletica stradale viene accostata alle ciminiere dell’acciaieria, rimandando alle colonne e alle fornaci indicate nell’itinerario della Magna Grecia, zona archeologica della città di Taranto.
Il tempio dorico di oggi sono i silos, le costruzioni gigantesche dell’industria, che si elevano sopra la linea d’orizzonte. Un paesaggio geometrico industriale che si mescola all’ambiente circostante, fatto di natura e civiltà.
Infatti, vicino l’acciaieria Ilva è presente sia il quartiere Tamburi, dove tutti i giorni gli abitanti sono costretti a confrontarsi con questo “mostro”, e sia la riserva naturale Stornara, area protetta ma in pericolo per colpa della minaccia ambientale che ogni giorno compie l’industrializzazione. Questa è una minaccia reale che incombe sulla città di Taranto, come in tutti i territori limitrofi ed oltre.